giovedì 23 aprile 2009

ennesima ( 1 )

Avevo 18 anni, quarto anno di liceo linguistico.
All'epoca ero fidanzata con un ragazzo che era pazzo di me, e anche io ero abbastanza presa da lui ( io sono stata presa da tutti i miei ragazzi onestamente,finchè loro non mi hanno deluso.E lo dico senza arroganza. Forse è questo che mi sfibra.)
Era primavera, c'era quel piacevole sole tiepido, io uscivo da scuola alle 13,40 per ritornarci verso le 14,30 o 15,00 al massimo. Orario in cui si iniziava con il laboratorio di teatro ( che proprio un laboratorio non era, ma in quel momento era l'unica cosa che potevo permettermi per regalarmi l'illusione di recitare.Dovevo finire la scuola e i miei genitori mi volevano bell'impacchettata in un cento tutto convenzionale. Fino in fondo. Forse anche io mi volevo così, ma perchè così mi avevano insegnato a pensare. Se adesso potessi ritornare indietro mi vorrei scolasticamente sufficiente, il 6 politico per intenderci, ma molto piu strafottente).Yu-hu !
Quell'anno incontrai un grande amico, Varvone ( per via della sua barba folta ) e insieme mangiavamo pizze comprate dalla pizzeria "il capriccio", bevevamo Peroni o vino primitivo e ascoltavamo, tra le varie cose, gli afterhours, in quello che noi chiamavamo IL LOCALETTO.
Un posto consacrato solo all'ascolto di noi stessi e della musica.
All'epoca ero fragile, vibrante, mi emozionavo pensando al futuro, poi però mi sentivo anche ambiziosa e destinata ad un successo sicuro. Oh, ero veramente così.
Veramente.
Il localetto era quasi sempre in penombra, illuminato solo dalle candele, c'erano due poltrone stile salotto degli 70 e un tavolo allestito a banco in cui ci stava di tutto. Dai disegni che varvone faceva ai posaceneri pieni di mozziconi di sigarette e spinelli, ai testi che lui scriveva, che io scrivevo, alle lettere aperte che ci scrivevamo e che poi ci leggevamo curiosi di ascoltarne il consenso o il parere contrario.
Stamattina, ho riascoltato gli Afterhours, mentre ero al lavoro, a Greenock, ed ero tutta affacendata in un piattissimo copia e incolla di nomi di aziende e verifiche delle stesse. Il drag and drop delle 11,30, quello che fai perchè non puoi fare altre chiamate visto che tutti escono dall'ufficio perchè in Francia stanno un'ora avanti e vanno a mangiare.
Quante cose sono cambiate, quante persone che se guardo indietro non vedo piu, e quante altre ne ho incontrate.
Mi chiedo solo se ne sia valsa la pena. Si,perchè oggi dopo tutto sto tempo che sto qui per la prima volta mi sono chiesta se veramente ho fatto bene le mie cose in tutto questo tempo . Se dopo 6 anni dai miei 18, ascolto gli afterhours dicendomi che mi mancano delle cose, forse ho sbagliato delle fasi e devo ammetterlo. Se uno sbaglia deve ammetterlo, per permettersi un proseguimento del viaggio piu tranquillo. Per lo meno.
Forse in tutto questo tempo io ho fatto quello che gli altri volevano. I miei genitori e tutti i miei fidanzati. Tutto fatto per non deluderli e non rimanere da sola. E io so quanto cazzo avevo paura di essere sola. Così tanta paura che sono venuta qui.
Adesso, sono qui da quasi due anni.Niente da parte, un lavoro gratificante solo quando sono di buon umore ( perchè poi è veramente chiedere troppo quando questo lavoro ti deve piacere se lo guardi con oggettività e obiettività). La motivazione c'è ma piu che altro grazie ai colleghi, per lo spirito sfigato che tutti condividiamo, non per altro. E a volte mi faccio rabbia perchè mi sento un criceto che insegue una chimera. Per la prima volta mi sento come se avessi perso tempo. E questa sensazione di perdere tempo, di essere fuori dal binario mi da fastidio.
Si dice che la crisi uno l'abbia ai 30 anni, ma io ne ho 26 e mi sento abbastanza alla deriva, senza approdi. Un bel pò diversa da quella che aveva tutte le ambizioni del mondo.
Sarà che è fine mese, sarà che sto aspettando lo stipendio, sarà che devo mettere da parte i soldi per andare al Fusion Festival, sarà che mi devo comprare delle altre scarpe o almeno un prodotto per non rovinare la pelle di quelle che ho attualmente, sarà tutta sta musica mi stordisce e al tempo stesso mi parla e mi dice cose che non voglio sentire, sarà che sono nella vita adulta anche se non l'ho voluta e non l'ho chiesta. Sarà per qualche cazzo di motivo ma io non c'ho proprio voglia di sbattermi ancora. Questa è la verità. Io mi sento stanca.
E mi sento stanca di tutto, soprattutto di pensare, di pensare per paragonarmi agli altri, per vedere quante parole nuove so, per vedere se mi ricordo quelle che ho imparato 5 anni fà, stanca di essere stanca.
Porca miseria. Non è cosi che deve andare.
Ma se penso al mondo, mi sembra troppo freddo per accogliermi e se penso a me,a ME diamine, mi sento una che non ha ancora capito niente di come si vive e più mi affanno per trovare la soluzione più non la troverò mai.

Volevo mettervi la canzone NON è PER SEMPRE ( Afterhours appunto, ma su youtube non c'è niente che valga veramente la pena di postare salvo per una versione che però riporta spezzoni del film Dogville - per carità bellissimo- ma vorrei tenere le due cose distinte) . Vabè, poco male, potete sempre ascoltarvela voi. Anzi vi do la mia triade : OSSIGENO - RAPACE - NON è PER SEMPRE.
Ciao.

martedì 24 marzo 2009

un filo lungo e mai lineare, nè un inizio nè una fine.

Qualcosa sta cambiando. Solo che non so se in bene o in peggio, non so se la mia suggestione ancora una volta sta calcando la mano ( forse si perchè altrimenti non scriverei in questo modo ).
Però diciamo che siamo giunti proprio al momento in cui il guscio si rompe. Quindi, tutto nuovo.
L'aria è nuova, mai stata piu nuova di così, gli odori, i sapori, le percezioni in generale. La vita è nuova. Sebbene restino tracce di qualcosa di recente che è ancora a metà tra il tassello "vecchio" del mosaico e quello successivo, quello attuale. Ecco è come se questi due tasselli fossero vicini, seppure completamente diversi, e insieme vanno comunque a fondersi nel grande disegno a tessere che è la mia esistenza. o vita. Dipende dai punti di vista.
Quello che resta, sembra, talvolta ai miei occhi, una specie di telo, consumato, che credo innumerevoli volte di aver perso ma poi ecco che lo ritrovo.
Non c'è molto a farmi sentire così, è solo un cd. Ma è un cd che è stato li a scandire i minuti di un non lontano fine settimana in viaggio.
Le curve della strada seguivano silenziosamente la musica dei brani, i paesaggi al lato erano i grandi occhi che ci guardavano senza troppe pretese ma con serenità.
Quel cd l'ho rimesso oggi dopo averlo evitato anche solo con il pensiero per dieci giorni circa. Andava fatto, andava messo in questo modo il coperchio per chiudere la botola?
Non lo so..
Le cose cambiano, non sempre quando lo si vuole. Le cose cambiano, e poi a volte, si ha la fortuna di essere anche pronti ad accettarle cambiate, ma questo non è uno stato scontato degli eventi.
Questa volta io sono stata pronta ad accettare il cambiamento, ma non significa che accettarlo sia stato facile solo perchè è avvenuto con calma. Anzi forse lo stato di calma mi sottopone con piu attenzione le differenze e la rispettiva analisi.
Mi sottopone anche con meno fatica la constazione che altre persone invece siano da rimuovere definitivamente. Da recidere come radici secche.
Ci pensi un attimo, ricordi la loro faccia penosa e non ci pensi piu di tanto. Ti dici proprio che hai fatto bene, e che anzi, hai fatto pure male a perderci tempo e a farti scrupoli.
Ma vabbè...i patetici, retorici, sentimentali, vigliacchi, senzapalle, di questi problemi non se ne pongono.
E non me li pongo manco io, perchè sto veramente bene. Cioè : ahh... un po di freschezza piuttosto che puzza stantia di flaccida mancanza di intelligenza. Quanto tempo era che non mi sentivo cosi ? Tanto appunto.
Solo un pò di ipocondria che va e viene tende a rovinare i preziosi momenti che rasentano quasi la perfezione. Ma forse stavolta non è ipocondria, non infondata. Forse. O forse si, chi lo sa.
Mi sono detta che però è importante che rimanga vigile, che non mi faccia prendere dal panico, che è inutile pensare alle tragicità, perchè è cosi che poi tali diventano.
Ma il cd rimane, ed in fondo ti ringrazio per avermelo regalato. Grazie veramente.
Mi piacerebbe se ci fossero sempre reciprocamente mani tese per l'altro.

Il mio amico di casa mi manca. Quello che passava le sue ore con me, la persona che ascoltava i miei racconti, e che rideva con me di tutto. Ridere. Quanto mi ha fatto bene in tutto questo tempo, ridere e sorridere. Adesso è un po diverso da quel punto di vista. I pomeriggi per quanto inizino, timidamente, ad essere più luminosi e soleggiati, sono piu silenziosi, e a fatica li riempio con soddisfazione.E' come se rimanesse sempre un angolo freddo all'interno di ogni pomeriggio. A volte è tranquillo invece, e sono semplicemente serena, dicendomi che tutto è collocato giustamente per tutti e che non c'è un solo motivo per abbattersi. Ed è vero infatti. Va bene cosi, solo che a volte manca quel prolungamento, quella cuccia che era per me l'amico. La simpatia incondizionata.
Boh, vabè.
Si è soli prima di tutto. E va anche bene, basta abituarcisi e ricordarselo ogni tanto.
Non ho altro da dire per ora. Avevo solo bisogno di liberare un po di pensieri.

giovedì 19 febbraio 2009

Una dichiarazione d'amore


Una cosa scritta tanto tempo fa, ma che oggi tiro fuori.

Un modo per ripensare alla mia amica L., e a quell'estate, un modo anche per ricordarsi di molte altre cose che forse è meglio lasciare senza definizione. Definire talvolta, è infatti uno spreco.



Piede destro, piede sinistro.

Cammino su una linea che è la storia di qualcuno.

Forse è un burrone invisibile o forse è l’aria di un passato anche sotto i miei passi.

E’ come una bella signora ormai adulta. La sua bellezza è forse d’altri tempi, un po’ sfiorita; ma nel passarle davanti si sorride al fascino di quei suoi occhi saggi e ricchi di vita.

Una donna : un po’ triste, magari delusa.

E’ stata percossa, si. Però lei si è alzata in piedi e con gli occhi gonfi di lacrime si è messa la cipria, un bel rossetto rosso e ha spruzzato un’acqua di colonia un po’ acre, sul suo collo. Un collo sempre celato, naturalmente.

Si chiama Berlino, Die Stadt. Die Dame.

La più bella signora che io abbia mai incontrato.

lunedì 9 febbraio 2009

(rest) (in) (the) (nest)

HAVE A REST HERE'S A NEST LET CALM PLACING ON YOUR BREAST WHEN YOU'RE STRUGGLING FOR YOUR BEST AND THINK THERE'S NOTHING ELSE BUT MESS. HOLD ON TIGHT TO YOUR KNEES BE SMALL AND SELFISH LIKE A BEE ALWAYS TRY TO DARE THAT MORE AS THE WHALE DOES ON THE SHORE THEN STOP WORRYING AND DO YOUR STUFF 'CAUSE THE REST'S ALREADY ENOUGH.

sabato 7 febbraio 2009

COSA SIGNIFICA ABORTIRE.

Cosa significa abortire? Non per Ferrara, non per il Papa, non per i religiosi, cattolici, o di qualunque altra appartenenza. Ma cosa significa per le donne e le ragazze. Dunque, posso provarci. Abortire, scientificamente è un'interruzione di gravidanza, possibilmente entro il terzo mese di gestazione, decidendo consapevolmente di porre fine ad una possibile vita che non si è ancora completata ma che di certo è già iniziata. Come si può arrivare ad essere incinta, beh... questo penso sia per lo meno chiaro. Tuttavia opto per un ripasso (semplicemente perchè è meglio non dare mai le cose per scontato) : la gravidanza si contrae quando uno spermatozoo feconda l'ovulo, e questo presuppone naturalmente un rapporto sessuale. Non protetto. O seppure protetto da contraccettivi come profilattici, pillole, spirali, diaframmi, è un rapporto con una minima percentuale di rischio che la contraccezione non abbia funzionato e quindi l'implicazione è appunto la fecondazione del tutto imprevista e non pianificata. Nè dalla donna, nè dall'uomo. Ancora, una gravidanza può contrarsi quando una donna è stuprata. Aggiungere brutalmente mi sembra inutile, visto che uno stupro è una violenza carnale che viene eseguita contro la volontà della donna, e in quanto tale è un atto animale, barbaro e brutale. In quest'ultima circostanza naturalmente la donna si ritrova a dover affrontare molteplici problemi quali non solo la possibile gravidanza da parte di un barbaro ma anche il rischio terrificante di aver contratto gravi e mortali malattie veneree. In tutti i suddetti casi quindi, la donna si ritrova nella importante circostanza di avere un embrione che cresce dentro di se. Il suo ciclo mestruale si interrompe, la donna inizia ad avere nausee, vari sintomi di stanchezza e spossatezza, voglie, e il suo stesso corpo inizia un mutamento. Il seno cresce, le gambe diventano i certi casi più gonfie e uno spiacevole senso di appesantimento diventa quasi routine,per circa nove mesi. Momento in cui la donna, se ha deciso di portare a termine la gravidanza , dà alla luce un neonato che può essere riconosciuto come il suo figlio naturale. Se la donna decide di non portare a termina questo ciclo, deve ricorrere a dei metodi clinici e artificiali che prevedono l'interruzione del tutto. Ormai in molti casi, e in alcuni paesi europei è possibile abortire. Ma questo non significa che sia semplice, nè che la cosa sia capita e approvata. La donna elabora il pensiero dell'aborto principalmente per una ragione: per un senso di impreparazione che la coglie nel momento in cui è troppo giovane,o è inesperta, o è sola, e assolutamente e irrimediabilmente lontana anche solo dall'idea di poter avere un figlio di cui prendersi cura. Con tutto quello che ciò significa e quindi: soldi da spendere, energie sempre pronte da dedicare alle nottate in bianco, costanza nell'attenzione e nell'educazione che ad un figlio vanno date. Una donna, proprio per il suo istinto materno, decide per il destino del nascituro. Perchè mettere al mondo è un gesto d'egoismo, visto che il nascituro non ha mai chiesto nè di essere concepito nè di essere scaraventato in questo mondo miserabile. E allora altrettanto egoistico è decidere di non far mai nascere una persona. Si pensi solo per un attimo a donne che infischiandone, e alcoliste, tossicodipendenti, nonostante tutto partoriscono. Beh quelle donne hanno drammaticamente compromesso la vita dei loro figli, esseri umani che nasceranno con seri problemi mentali e fisici,e non me ne frega niente di quello che dice la scienza a proposito, di quali buone percentuali di recupero ci sono. Parlate con le famiglie che quei bambini li hanno adottati,e poi possiamo riparlarne.

venerdì 30 gennaio 2009

Nell'angolo, in basso.

A volte mi dimentico che sto cambiando e torno indietro alla stasi. Poi quando mi risveglio avverto il senso di fastidio per essere stata ferma, per essermi fatta fregare ancora una volta dalla tentazione di rimandare le cose.
No, ripeto : Stavo cambiando, e per quanto questo possa comportare crolli, abbattimenti emotivi, poi recuperi brillanti alternati di nuovo a precipitosi balzi nel vuoto, io voglio continuare a cambiare.

Sono tutta dentro di me, e niente fuori. Certe volte è così lo ammetto. Non posso farci niente.

Ho visto per la prima volta in concerto Mary Gauthier, a Glasgow, in occasione del Celtic connections festival che ( mi sa ) l'anno prossimo potrei anche non vedermi piu perchè magari sarà anche venuto il tempo giusto per lasciarla la Scozia.
Se dovessi dire che ne penso di questa donna direi in una parola ipnotica.
Mi ha preso gli occhi e se li è letteralmente buttati addosso.
Lei, capelli corti, camicia, gilet, un paio di ciondoli, stivali texani, chitarra e degli occhialini con lenti rossastre che per diverso tempo del concerto hanno alimentato in me la perplessità che piuttosto che occhiali quelle fossero reali occhiaie.
Si è messa a cantare Falling out of love, ha raccontato una storia, la sua voce e la sua chitarra dovevano esserne state protagoniste.
O almeno questo è quello che ho pensato quando le ho sentito dire : " Let me out, set me free ".

Grazie per chi mi legge. Quei pochi che casualmente si ritrovano sulle mie pagine e vagano anche solo per un istante nella mia stanza popolata di pensieri eternamente contraddittori.

lunedì 12 gennaio 2009

Living is easy with eyes closed, misunderstanding is all you see

C'era una volta un bicchiere di vetro, che era sempre stato conservato in credenza e tirato fuori alla giusta occasione per un sorso di vino. Il bicchiere era contento tutto sommato perchè sapeva di essere utilizzato per la sua funzione, contenere del liquido,ed essere toccato dalle mani e dalle labbra di qualcuno. Anche quando veniva riposto in credenza non si perdeva d'animo nè si rattristava, perchè sapeva che ben presto sarebbe arrivato il momento in cui qualcuno l'avrebbe afferrato per usarlo di nuovo.
In fondo quella vita non era poi cosi male. Partecipava alle serate di tanta gente, ascoltava i discorsi talvolta impegnati talvolta frivoli di tutti quelli che bevevano, per non parlare poi di quando vedeva persino la gente lasciarsi andare ad effusioni ed abbracci promiscui che il vino procurava. Fosse anche solo per puro piacere conviviale.
Gli piaceva essere li, non era mai solo, e in più ad un certo punto arrivava anche il momento in cui qualcuno prendeva lui.
Quello era il momento che lui preferiva. Si sentiva guardato, ammirato, sentiva su di sè gli occhi addosso del bevitore che si era acceso l'ennesima sigaretta, si gustava i primi due tiri a bocca asciutta e poi iniziava il gioco. Tendeva la mano, toccava il bicchiere con la mano aperta, e lo portava vicino alle labbra. Magari una risata improvvisa procrastinava persino quel momento da lui tanto atteso del primo sorso ma lui era li, sempre tra le mani del bevitore e si diceva che in nessun altro posto poteva stare così bene se non li. Era solo questione di attimi,presto sarebbe stato avvicinato alle labbra, ne avrebbe sentito la morbidezza e il calore.
In effetti così accadeva. Veniva lentamente svuotato del suo contenuto e poi riempito di nuovo per serate che sembravano interminabili.
Il bicchiere faceva il suo dovere, era fermo, efficace e funzionale.
Poi un giorno, in seguito ad una bevuta più prolungata del solito tutti gli invitati lasciarono l'appartamento molto tardi e il padrone di quella casa andò a letto lasciando tutto più o meno così com'era.
Spense le luci, si lavò i denti e si mise a letto.Non prima però di aver spostato tutti i bicchieri da vino in cucina, ancora sporchi, alcuni di più altri leggermente di meno, ma tutti ammucchiati in cucina, a pochi centimetri dal lavabo in cui sarebbero stati lavati.
Il padrone di casa il giorno dopo, però, non lavò quei bicchieri. Nè lo fece il giorno dopo ancora.
Il padrone di casa era stanco e improvvisamente svogliato e lasciò quei bicchieri li per diversi giorni.
Allora il bicchiere iniziò ad annoiarsi, si diceva che se non fosse stato rilavato presto, non avrebbe potuto godere di altre serate, di altre labbra, di altra leggerezza. E in più era sporco, opaco, con le impronte dei polpastrelli di quel tipo un pò spaccone e arrogante che per tutta la serata, l'ultima, l'aveva tenuto tra le mani. ( E ora che se ne ricordava erano anche un pò tozzarelle e sozze quelle mani ) . Improvvisamente la realtà iniziava a sembrargli diversa e non gli piaceva quello che vedeva.
Continuò a guardarsi intorno finchè non vide nel suo campo visivo ma ben più lontano da dove si trovava lui, un'altra fila di bicchieri. Lindi e pinti. Erano bicchieri da acqua !
Si sentì oltraggiato, deluso, ferito. Il padrone di casa l'aveva lasciato li ad incrostarsi di quel vino mentre quei plebei bicchieri da acqua erano li, puliti e luminosi, nel loro angolino.
Iniziava ad avere freddo per la tristezza, che tuttavia non voleva mostrare ai suoi compagni. Loro infatti non si ponevano più di tante domande e più che guardarsi intorno guardavano in alto, come chi in una sala d'attesa prima di entrare nell'ambulatorio del dentista non guarda in faccia quelli che gli stanno seduti attorno o di fronte per non porsi troppe domande, ma magari guarda i quadretti appesi alla parete ( e ci scorge la firma in basso al lato di quello sfigato pittore di paese che ha fatto il regalo al dentista dopo essersi fatto fare la pulizia del tartaro ) o magari dà un'occhiata disillusa alle riviste sul tavolino centrale scoprendoci infatti senza troppo stupore i numedi di OGGI e GENTE di mesi prima, ancora lì, con la faccia di Al Bano e il titolo in copertina che riassume la sua vita svenduta ai media.
Insomma quel bicchiere stava iniziando a stare male. Più guardava quei bicchieri e più sentiva la necessità di continuare a guardarsi intorno per continuare a scoprire quali altri nefandezze fossero così evidenti ma nonostante tutto mai viste prima da lui.
Immediatamente gli balenò "alla testa" un pensiero. Era stato raggirato. Sempre lì, rinchiuso in quella credenza e tirato fuori solo all'occorenza non aveva potuto mai capire cosa di vero ci fosse attorno. Non aveva mai visto il resto. Non gli era mai neanche stato mostrato.
Poi continuò a girare lo sguardo attorno e più in là vide persino un suo simile ma messo fuori dal gruppo. Cercò di mettere meglio a fuoco e lì si rese conto che in effetti quell'altro bicchiere da vino attualmente non era neanche utilizzato per la sua funzione apparente.
Era diventato ormai da diverso tempo recipiente di biglie colorate. Ed era lì, algido ed imperturbabile a custodirle.
Allora i due bicchieri si parlarono nel loro linguaggio fischilino e il bicchiere da vino chiese a quello da biglie:
- " Scusi ( il Lei gli venne spontaneo vista l'austerità che quello trasmetteva ) , mi scusi... Lei ha sempre fatto questo nella vita? Cioè.. contenere biglie ? "
E il bicchiere da biglie rispose : " No giovanotto, certo che no... Non mi vedi, io sono un bicchiere da vino rosso. Corposo e molto maturo per giunta. Il mio corpo ampio è stato pensato apposta per tenere vini rossi lungamente affinati e farli ossigenare meglio. "
- " E allora scusi, perchè adesso si ritrova con tutte quelle biglie all'interno? "
- " Perchè è capitato che un giorno si siano rotti gli schemi per me ed improvvisamente sono stato notato anche per qualcos'altro. Certo ( aggiunse lui quasi con modestia ) la mia stazza ha sicuramente aiutato. Non ho certo un aspetto vittimista io con tutta l'ampiezza che mi ritrovo... "
- " No, certo che no" disse l'altro quasi con fastidio pensando invece alla sua forma un pò piu piccola, ridimensionata, da vino liquoroso insomma..calice piccolino.. e poi continuò " Ma lei crede che il padrone mi laverà e mi rimetterà a posto per usarmi presto di nuovo ? Io non voglio stare qui ancora a lungo a sporcarmi "
- " Senti giovanotto, io non lo so quello che ti sarà fatto. Smetti di chiedertelo. Nessuno sa quello che potrà accadere. Devi solo stare dove sei e usare la fantasia quanto più puoi, per non annoiarti mai, e nel frattempo divertirti. Vedrai che cosi il tempo ti passerà e quando sarai lavato sarai sollevato, si , ma non come se fosse l'unica cosa che poteva capitarti. Nel frattempo avrai scoperto che puoi vedere altre cose, non c'è la buia credenza come unico posto in cui stare. E dopo anche se nella credenza verrai riposto,saprai che almeno avrai visto anche dell'altro. Avrai spostato i tuoi limiti "
- " Ma io ho paura di spostare i miei limiti ! Se quello che scopro dopo, stando fuori dalla credenza, non mi piace, non potrò in ogni caso dimenticarlo e allora starò male. Vede, già stare qui e aver visto quei bicchieri d'acqua ricevere un trattamento migliore del mio... non lo sopporto ! "
- " Ragazzino non fare tanto il sofisticato eh . Non sei l'unico sai.. nell'appartamento accanto ci saranno almeno altri quattro calici piccoli come te, cosa credi, di essere l'unico bicchiere da Porto sulla faccia della terra? "
Il bicchiere da vino neanche rispose. Era in un silenzio che voleva significare ammissione.
Il bicchiere da biglie riprese ad aggiunse : " Alla fine ti è stata data un'opportunità anche se tu non la volevi. Tutto qui. Guarda che puoi girare le cose a tuo vantaggio. Da oggi e finchè non sarai lavato : osserva. Osserva tutto quello che hai intorno e che ti incuriosisce, pensaci su. E capirai che questa è stata la tua fortuna rispetto ai bicchieri da vino che sono chiusi in credenza proprio qui nell'appartamento accanto. Tu stai vedendo qualcosa di nuovo e chissà che anche tu un giorno non venga notato come è successo a me e venga usato per qualcosa di diverso ! Preferisci essere uguale a tutti gli altri bicchieri da vino o avere la tua unicità ? ... Io dico che ti piacerebbe di piu fare qualcosa di diverso. Rifletti, senteresti profumi, odori, nuovi. Gente nuova a nuovi ed inconsueti orari del giorno. "

All'improvviso si sentì la porta di casa aprirsi, il padrone rientrò e poggiò una sporta proprio li davanti al bicchiere da biglie il quale borbottò qualcosa e poi smise di parlare.
Il bicchiere da vino dovette aspettare ancora due giorni prima di essere lavato. Dopodichè fu riposto in credenza,e ne fu deluso perchè invece stavolta era curioso di mettere in pratica i consigli del bicchiere da biglie ma poi si disse che doveva avere pazienza e nel frattempo usare il suo pensiero per divertirsi e fantasticare e non per lamentarsi. Sapeva che prima o poi avrebbe smesso di essere un bicchiere da vino. E non vedeva l'ora.

sabato 10 gennaio 2009

" Bip - Bip "

E' il 10 gennaio 2009, un nuovo anno cominciato da poco, e la sottoscritta sempre uguale.
Almeno, non mi smentisco mai..
Sono le 2,34 ed io mi sono svegliata appena un'ora fa dalla mia pennichella, che voleva restare circoscritta alla fascia pomeridiana o al massimo alla prima serata.
La settimana è stata intensiva, non saprei se definirla produttiva o meno ( visto che solo di maledetti numeri si tratta) ma di sicuro per affrontarla ho dovuto fare un discorso piu o meno schietto con i miei neuroni dicendo loro che se mi facevano il favore di non abbandonarmi, poi promettevo un week-end all'insegna del nutrimento e del terapeutico bombardamento di immagini e concetti interessanti.
Sono a casa da sola, nella mia camera che ormai da un pò di tempo è illuminata da varie lampade e luci sparse, solo perchè la lampadina principale è guasta da un mesetto o più ed io non ho una scala per salire su e cambiarla.
Se pensate che sia una che quindi si rassegna facilmente agli eventi, vi dico che in ogni caso vi sbagliate. Non è certo per una lampadina non cambiata da un mese che si può affermare una simile idea, anche se poi è la vostra, ed io la rispetto comunque.
Però permettetemi di dire che ho ribaltato la situazione in modo alternativo e la mia stanza si illumina comunque.
E' un pò strano questo momento. C'è un silenzio piacevole in casa mia, sono da sola.
La mia camera è in penombra, girando la testa a sinistra posso intravvedere le luci della strada dalla finestra, intuire l'origine di qualche sporadico rumore che viene sempre dall'esterno,poi invece all'interno come appunto dicevo è tutto molto silenzioso. Soltanto l'allarme antifumo (ormai guasto da mesi ) mi fa compagnia, emettendo un bip che somiglia quasi ad una suola di gomma che scivola su un pavimento di marmo. Non so se avete presente.
E devo dire che mi sta bene. Si.
Almeno per oggi mi sta proprio bene.
Sono tranquilla, adesso, dopo un rientro dal lavoro in cui mi stavo quasi facendo prendere dal panico per non riuscire a capire a cosa volessi dare la priorità. Se a me stessa o agli altri.
Ma poi no. Mi sono detta : che gli altri stiano fuori.
Oggi: non accompagnerò la mia coinquilina in macchina a fare la spesa al supermercato ( ho quasi spudoratamente ignorato i suoi commenti riguardo la sua parte di frigo mezza vuota) ; non vedrò gente se non perchè reale interesse umano lo richiede; non butterò l'ennesima carta a terra in camera dicendomi che tanto poi lavo e pulisco e nel frattempo invece il pavimento ai piedi del mio letto somiglia più al banco di una cartoleria che ad altro.
Lo so, possono anche non essere grandi e nobili propositi per il nuovo anno ma almeno sono alcuni dei miei piccoli obiettivi. Fidatevi, se iniziate dalle piccole cose anche la "bigger picture" sarà più allettante.
Sto anche fumando di meno e non capisco come mai.
Da qualche giorno il sapore del tabacco non mi delizia neanche più di tanto. Forse leggera intolleranza anche per lui. A proposito di intolleranza : ieri ne sono stata afflitta per circa un'ora e mezza. Atroce, da non poter capire se non lo si prova.
Gente che non ti ha fatto niente ma che odi più o meno profondamente, per qualche istante, e senza una reale, valida e logica ragione.
La fortuna è che in tali casi per ora, riesco ancora a capire che si tratta di una mia visione distorta delle cose, e quindi non me la prendo con loro. Sarebbe inutile esternare tutto il mio odio sapendo che da lì a poco svanirà perchè non è neanche sincero..
Non fraintendetemi. Voglio solo dire che non mi va di rovinare rapporti che tutto sommato non mi fanno male, solo perchè io sono incostante al cazzo nella mia testa.
Adesso c'è anche il vento in strada. Ed è strano sentirlo stando chiusa in casa. Sembra quasi lo scenario di qualche film horror veramente di pessima qualità.

Ma parliamo di cose serie. Mi sono messa in testa che voglio cambiare lavoro e vorrei anche cambiare posto in cui vivere. Per diverse ragioni, sembra che la permanenza in Scozia abbia fatto il suo tempo e che non ci siano che altri pochi mucchietti di sabbia nella clessidra che porta il conto.
Dove andrò, cosa farò, come e perchè?
Mi sembra di non avere le risposte e anzi di avere persino paura di saperlo. Però ci si deve muovere perchè cosi è. Cosi è dopo essere stati messi al mondo e dopo aver capito che più o meno bisogna sempre cavarsela da soli.
Non so se sono una persona libera, e mi interesserebbe capirlo.