giovedì 1 luglio 2021

Donne che amano troppo - Robin Norwood

Come avevo promesso ieri, vorrei parlarvi di un libro che ho letto di recente e che mi ha totalmente schiacciato. Parlo nello specifico del libro della psicoterapeuta americana Robin Norwood: Donne che amano troppo . Se siete un po' come me, forse penserete che il titolo del libro rimanda a un non so che di stucchevole, e forse (come nel mio caso) vi dara' fastidio prendere il libro tra le mani la prima volta, pensando che vi stiate portando per casa un libro tipo Men are from Mars, Women are from Venus, mentre cercate un angolo tranquillo dove poter iniziare a leggerlo. Questa sensazione durera' solo finché non aprirete il libro e inizierete a leggerlo, poi molto probabilmente vi capitera' di iniziare a ritrovarvi nelle storie narrate in quelle pagine e capirete che (alludendo a Marte e Venere) questo libro e' su un altro pianeta. Ah, per inciso, vorrei scusarmi per gli accenti sbagliati su alcune vocali ma il mio laptop non ha una tastiera italiana (vi prego non fatemi sentire un'idiota lasciandomi nei commenti le istruzioni per come fare a cambiare la lingua della tastiera). Ok, dicevo quindi, il libro e' su un altro pianeta. Nonostante la copertina di alcune edizioni americane raffiguri cuori vari, e un titolo in corsivo tutto arzigogolato, (l'edizione italiana Feltrinelli e' per lo meno un po' meno banale in questo senso) il libro e' effettivamente uno studio sui comportamenti recidivi di alcune donne che, segnate da un particolare modello emotivo esperito e vissuto durante la loro infanzia, si ritrovano poi a rincorrere una tipologia di uomo simile alla loro figura paterna. Robin Norwood nel suo ruolo di Psicoterapeuta si e' molto dedicata alle problematiche della famiglia per una quindicina d'anni, e ha seguito, in particolare, gli scenari di famiglie in cui ci fossero problemi di dipendenza (da alcol o droga) o in cui ci fossero padri emotivamente assenti. Quello che in inglese chiamano ''emotionally unavailable'' per intenderci. Sicuramente moltissime donne nel mondo si ritrovano e, purtroppo, si ritroveranno in questa situazione e nonostante questo possa essere una (magrissima) consolazione perche' per un istante si puo' credere che non si sia sole, o incomprese, e' anche vero che non me la sentirei di ricorrere al famoso detto ''mal comune mezzo gaudio''. Resta un problema quindi che, a mio parere, puo' seriamente danneggiare la psiche di una donna, nonché la sua vita reale. I costrutti sociali ci hanno poi sempre abituato a pensare che l'amore debba essere sofferto, per essere vero e autentico, e che quindi va bene scegliersi un uomo difficile e cercare di cambiarlo, perche' nonostante possa essere un atto estenuante, sfibrante, deleterio, e persino pericoloso, ne vale la pena in nome dell'amore. Io non sono una psicologa, quindi preciso che quello che scrivo qui, e' la semplice riflessione che faccio da lettrice (e da donna che ha amato troppo, e troppe volte pure) ma non e' un'analisi tecnica sul tema delle dipendenze e delle relazioni patologiche. Anche se poi, comunque, le mie riflessioni riguardano quello, le relazioni patologiche, ma da un punto di vista prettamente personale (che forse sara' simile per alcun* di voi, e per altr* no). Insomma, tornando al libro, l'ho letto ma non ero pronta né preparata alla tabula rasa che avrebbe provocato in me stessa. Dalle prime pagine mi e' parso chiarissimo che avrei identificato meccanismi che ho conosciuto benissimo da piccola, vivendo in una casa piena di tensioni, con una madre iper-ansiosa, e un padre iroso, insoddisfatto, bullo e incapace di dirci che ci voleva bene. Ricordo che mio padre mi ha sempre detto ''Ti stimo'' ma mai ''Ti voglio bene'', e ricordo benissimo anche che una volta, quando mi sono ammalata per un mese intero ed ero praticamente collegata ad una flebo nella mia camera da letto, perdendo peso, forze e appetito, quando ero spaventata perche' non si capiva cosa avessi, e potevo solo bere un po' di acqua da un piccolo cucchiaino da té, lui venne nella mia camera, vicino al mio letto, rimase in piedi, e mi guardo'. Mugugno' qualcosa, poi io gli chiesi se poteva abbracciarmi, perche' avevo paura, ma l'unica cosa che riuscí a fare fu mettermi una goffissima mano fredda (era febbraio ed era appena rientrato a casa) sulla faccia. Ecco. Non e' l'unico ricordo che ho. Ne ho molti. Principalmente sono ricordi in cui lui urlava, era inavvicinabile, sapeva come farsi temere, e quindi presto imparai che stargli lontano sarebbe stato molto meglio per me, per evitare ansie peggiori di quelle che gia' mi procurava il dover vivere con lui non sapendo cosa avrebbe potuto adirarlo. Certo pero' era mio padre, e naturalmente in maniera istintiva gli volevo bene. Quindi nonostante tutto, cercavo di trovare un modo per attirare la sua attenzione (andavo bene a scuola, ero educata, mi esprimevo bene perche' poi la gente potesse riferirgli quanto fossero colpiti dal mio linguaggio) ma altre volte decidevo anche di attirare la sua attenzione esplodendo. Questo capitava quando ero satura di tristezza e frustrazione e non riuscivo a pensare a quella razza di motivo potesse esserci per essere cosi' fortemente ignorata da mio padre, nonostante tutti il mio impegno ad essere una brava figlia. Naturalmente questo non dava buoni risultati. All'epoca non avrei mai immaginato che quel rapporto sarebbe stato la matrice di molti altri legami con gli uomini, nelle mie relazioni amorose, pero' leggendo questo libro ho capito che avevo fatto miei due meccanismi (controllo e negazione - ne parla a lungo la Norwood) davvero tossici e capirlo ora mi ha fatto sentire derubata di tanti anni, di tante scelte, di tante opportunita' di serenita'. E' importante che capiate, se state ancora leggendo, che non mi sto rendendo una vittima. Sono consapevole del fatto che un padre emotivamente assente (per quanto non il massimo) non sia esattamente la cosa peggiore che possa capitare, e so anche che molte altre donne magari riescono ad allontanarsi da quel modello affettivo, riuscendo a vivere piu' o meno serenamente la loro vita adulta. Sto solo dicendo che la mia esperienza e' questa, e quando l'ho capito, ho trovato un nesso a cui non ero pronta. Trovare questo nesso pero' mi ha imposto moltissime riflessioni, che non sono ancora finite, e mi ha causato reazioni di puro panico. Ho recentemente sabotato un rapporto a cui tenevo tantissimo, di una profondita' e importanza unica nella mia vita; mi sono persa cosi' tanto nello smarrimento causato dalle mille realizzazioni di questa lettura, che non sono riuscita a porre un freno a certi miei modi di fare. Al contrario sono arrivata a dinamiche ancora piu' aggressive, in questo rapporto che ho sabotato, perche' ad un certo punto sono stata pervasa da un devastante senso di abbandono che mi ha attivato il famoso istinto fight or flight (e io ho premuto il tasto fight). Insomma...... il caos. Certo questo non e' il forum per parlarvi di cio'. In fondo vi avevo detto che volevo parlarvi del libro ma in realta' c'e' anche una riflessione secondaria che mi sembra importante elaborare: quanto sia importante da genitori essere consapevoli dei propri limiti, e crescere (nel ruolo di padre e madre) insieme ai nostri figli.
E' un periodo molto delicato della mia vita. Avverto una crisi, ormai matura, che forse e' iniziata tanto tempo fa e che ora si sta manifestando in tutta la sua potenza. Vivere questa pandemia, lontano dal mio paese di origine, mi provoca molta ansia (non avrei mai pensato nel 2019 di essere ancora qui e che la mia liberta' di poter andare in Italia quando ne ho voglia sarebbe stata limitata da compagnie aeree e governi che mi isolano e allontanano ancora di piu' dalle mie radici). Sembra tutto molto, molto, difficile, e sembra tutto a tratti impossibile da risolvere. Il libro della Norwood alla fine e' anche utile, ma dovete essere pront* ad esserne destabilizzati. Potrebbe essere il primo passo di un cambiamento radicale del vostro paradigma, e questo e' un pensiero notevole da accettare.

mercoledì 30 giugno 2021

Un ritorno - Premessa

Nuovo post dopo ben 13 anni. Quindi, mi sembra doveroso salutare chi mi sta leggendo: Ciao :) Questo blog era nato tanto tempo fa, nel 2008, cosi', per passare il tempo con un mio amico (che poi e' diventato il mio miglior amico e poi boh) mentre si era a casa mia. Non ricordo cosa facessimo di preciso la sera in cui abbiamo creato il blog, ma ricordo che si passava le serate a ridere e parlare di tutto. Era tutto, francamente, perfetto. All'epoca vivevamo entrambi qui in Scozia. E' stata una delle tante tracce che il mio amico ha lasciato, (questo blog dico) e va bene, direi. Ci sono ritornata un po' per caso, un po' per una ricerca di alcune orme che potevo aver lasciato nel mio passato. Il contenuto a quell'epoca non era assolutamente interessante. Scrivevo stupidaggini, banali anche! Ho perso un po' di tempo nel cancellare alcuni post che erano davvero pessimi; ne ho lasciato solo alcuni (che non sono patetici quanto quelli che ho eliminato, ma quasi :) ) perche' mi sembra giusto comunque per una sorta di continuita', e di evoluzione, dare un'idea di quello che scrivevo prima e quello che provero' a scrivere ora. Mi serve un posto in cui scrivere, per distrarmi, e il titolo del mio blog mi ispira moltissimo. L'idea, anche solo simbolica, di avere una stanza tutta per me, mi piace molto. Ora non vivo piu' nella stessa casa in cui vivevo nel 2008. Moltissime cose sono cambiate, ci sono state molte cose belle, meravigliose addirittura, ma altre molto brutte.E' quello che capita nella vita di tutti, in 13 anni, mi dicono. Ho chiesto in giro, e sembra cosi'. Pero' ecco, l'idea di poter essere qui seduta sul divano, in tarda serata, mentre gli altri dormono, e di poter scrivere, mi riempe di uno strano conforto. Vorrei cercare di strutturare questo blog un po' meglio di quanto abbia fatto in passato. Faro' il possibile per offrire spunti su diverse tematiche, partendo da una conversazione che riguardi un libro, una canzone, un film, o qualunque cosa che sia interessante abbastanza da catturare la mia attenzione. E in questo momento, credetemi, per catturare la mia attenzione, ci vuole davvero roba forte. Ho la mente occupata, (e preoccupata) da pensieri non esattamente rosei, quindi faccio ogni giorno uno sforzo consapevole per pensare a cose nuove. Tenermi impegnata per non scivolare in un tunnel di ansie di vario genere, e pensieri definitivi e negativi. Preciso che vorrei cambiare il colore della pagina del blog, ma ho bisogno di un po' di tempo per ritornare a capirci qualcosa. Voi forse riderete :), pero' la scelta del colore mi pare importante e non voglio affrettarla! Comunque, sono tornata. E voglio prendermela con calma. Voglio fare questa cosa per me. Coltivare uno spazio che sia mio e sia anonimo. Voi non conoscete me, e io non conosco voi, ma spero che ci si possa trasmettere qualcosa ugualmente e che questo possa contribuire (sia per me che per voi) a creare pensieri costruittivi. O anche solo semplicemente diversi. Io personalmente ho bisogno di pensieri diversi, visto che per molto tempo sono stata intorpidita dalle mie stesse ansie. Ad ogni modo, tutto con ordine. Presto vi parlero' del libro che mi ha sopraffato, quasi annientandomi. Intanto, e' stato bello scrivere qui. Spero di trovare a poco a poco nuovi amici. Buonanotte.

giovedì 23 aprile 2009

ennesima ( 1 )

Avevo 18 anni, quarto anno di liceo linguistico.
All'epoca ero fidanzata con un ragazzo che era pazzo di me, e anche io ero abbastanza presa da lui ( io sono stata presa da tutti i miei ragazzi onestamente,finchè loro non mi hanno deluso.E lo dico senza arroganza. Forse è questo che mi sfibra.)
Era primavera, c'era quel piacevole sole tiepido, io uscivo da scuola alle 13,40 per ritornarci verso le 14,30 o 15,00 al massimo. Orario in cui si iniziava con il laboratorio di teatro ( che proprio un laboratorio non era, ma in quel momento era l'unica cosa che potevo permettermi per regalarmi l'illusione di recitare.Dovevo finire la scuola e i miei genitori mi volevano bell'impacchettata in un cento tutto convenzionale. Fino in fondo. Forse anche io mi volevo così, ma perchè così mi avevano insegnato a pensare. Se adesso potessi ritornare indietro mi vorrei scolasticamente sufficiente, il 6 politico per intenderci, ma molto piu strafottente).Yu-hu !
Quell'anno incontrai un grande amico, Varvone ( per via della sua barba folta ) e insieme mangiavamo pizze comprate dalla pizzeria "il capriccio", bevevamo Peroni o vino primitivo e ascoltavamo, tra le varie cose, gli afterhours, in quello che noi chiamavamo IL LOCALETTO.
Un posto consacrato solo all'ascolto di noi stessi e della musica.
All'epoca ero fragile, vibrante, mi emozionavo pensando al futuro, poi però mi sentivo anche ambiziosa e destinata ad un successo sicuro. Oh, ero veramente così.
Veramente.
Il localetto era quasi sempre in penombra, illuminato solo dalle candele, c'erano due poltrone stile salotto degli 70 e un tavolo allestito a banco in cui ci stava di tutto. Dai disegni che varvone faceva ai posaceneri pieni di mozziconi di sigarette e spinelli, ai testi che lui scriveva, che io scrivevo, alle lettere aperte che ci scrivevamo e che poi ci leggevamo curiosi di ascoltarne il consenso o il parere contrario.
Stamattina, ho riascoltato gli Afterhours, mentre ero al lavoro, a Greenock, ed ero tutta affacendata in un piattissimo copia e incolla di nomi di aziende e verifiche delle stesse. Il drag and drop delle 11,30, quello che fai perchè non puoi fare altre chiamate visto che tutti escono dall'ufficio perchè in Francia stanno un'ora avanti e vanno a mangiare.
Quante cose sono cambiate, quante persone che se guardo indietro non vedo piu, e quante altre ne ho incontrate.
Mi chiedo solo se ne sia valsa la pena. Si,perchè oggi dopo tutto sto tempo che sto qui per la prima volta mi sono chiesta se veramente ho fatto bene le mie cose in tutto questo tempo . Se dopo 6 anni dai miei 18, ascolto gli afterhours dicendomi che mi mancano delle cose, forse ho sbagliato delle fasi e devo ammetterlo. Se uno sbaglia deve ammetterlo, per permettersi un proseguimento del viaggio piu tranquillo. Per lo meno.
Forse in tutto questo tempo io ho fatto quello che gli altri volevano. I miei genitori e tutti i miei fidanzati. Tutto fatto per non deluderli e non rimanere da sola. E io so quanto cazzo avevo paura di essere sola. Così tanta paura che sono venuta qui.
Adesso, sono qui da quasi due anni.Niente da parte, un lavoro gratificante solo quando sono di buon umore ( perchè poi è veramente chiedere troppo quando questo lavoro ti deve piacere se lo guardi con oggettività e obiettività). La motivazione c'è ma piu che altro grazie ai colleghi, per lo spirito sfigato che tutti condividiamo, non per altro. E a volte mi faccio rabbia perchè mi sento un criceto che insegue una chimera. Per la prima volta mi sento come se avessi perso tempo. E questa sensazione di perdere tempo, di essere fuori dal binario mi da fastidio.
Si dice che la crisi uno l'abbia ai 30 anni, ma io ne ho 26 e mi sento abbastanza alla deriva, senza approdi. Un bel pò diversa da quella che aveva tutte le ambizioni del mondo.
Sarà che è fine mese, sarà che sto aspettando lo stipendio, sarà che devo mettere da parte i soldi per andare al Fusion Festival, sarà che mi devo comprare delle altre scarpe o almeno un prodotto per non rovinare la pelle di quelle che ho attualmente, sarà tutta sta musica mi stordisce e al tempo stesso mi parla e mi dice cose che non voglio sentire, sarà che sono nella vita adulta anche se non l'ho voluta e non l'ho chiesta. Sarà per qualche cazzo di motivo ma io non c'ho proprio voglia di sbattermi ancora. Questa è la verità. Io mi sento stanca.
E mi sento stanca di tutto, soprattutto di pensare, di pensare per paragonarmi agli altri, per vedere quante parole nuove so, per vedere se mi ricordo quelle che ho imparato 5 anni fà, stanca di essere stanca.
Porca miseria. Non è cosi che deve andare.
Ma se penso al mondo, mi sembra troppo freddo per accogliermi e se penso a me,a ME diamine, mi sento una che non ha ancora capito niente di come si vive e più mi affanno per trovare la soluzione più non la troverò mai.

Volevo mettervi la canzone NON è PER SEMPRE ( Afterhours appunto, ma su youtube non c'è niente che valga veramente la pena di postare salvo per una versione che però riporta spezzoni del film Dogville - per carità bellissimo- ma vorrei tenere le due cose distinte) . Vabè, poco male, potete sempre ascoltarvela voi. Anzi vi do la mia triade : OSSIGENO - RAPACE - NON è PER SEMPRE.
Ciao.

martedì 24 marzo 2009

un filo lungo e mai lineare, nè un inizio nè una fine.

Qualcosa sta cambiando. Solo che non so se in bene o in peggio, non so se la mia suggestione ancora una volta sta calcando la mano ( forse si perchè altrimenti non scriverei in questo modo ).
Però diciamo che siamo giunti proprio al momento in cui il guscio si rompe. Quindi, tutto nuovo.
L'aria è nuova, mai stata piu nuova di così, gli odori, i sapori, le percezioni in generale. La vita è nuova. Sebbene restino tracce di qualcosa di recente che è ancora a metà tra il tassello "vecchio" del mosaico e quello successivo, quello attuale. Ecco è come se questi due tasselli fossero vicini, seppure completamente diversi, e insieme vanno comunque a fondersi nel grande disegno a tessere che è la mia esistenza. o vita. Dipende dai punti di vista.
Quello che resta, sembra, talvolta ai miei occhi, una specie di telo, consumato, che credo innumerevoli volte di aver perso ma poi ecco che lo ritrovo.
Non c'è molto a farmi sentire così, è solo un cd. Ma è un cd che è stato li a scandire i minuti di un non lontano fine settimana in viaggio.
Le curve della strada seguivano silenziosamente la musica dei brani, i paesaggi al lato erano i grandi occhi che ci guardavano senza troppe pretese ma con serenità.
Quel cd l'ho rimesso oggi dopo averlo evitato anche solo con il pensiero per dieci giorni circa. Andava fatto, andava messo in questo modo il coperchio per chiudere la botola?
Non lo so..
Le cose cambiano, non sempre quando lo si vuole. Le cose cambiano, e poi a volte, si ha la fortuna di essere anche pronti ad accettarle cambiate, ma questo non è uno stato scontato degli eventi.
Questa volta io sono stata pronta ad accettare il cambiamento, ma non significa che accettarlo sia stato facile solo perchè è avvenuto con calma. Anzi forse lo stato di calma mi sottopone con piu attenzione le differenze e la rispettiva analisi.
Mi sottopone anche con meno fatica la constazione che altre persone invece siano da rimuovere definitivamente. Da recidere come radici secche.
Ci pensi un attimo, ricordi la loro faccia penosa e non ci pensi piu di tanto. Ti dici proprio che hai fatto bene, e che anzi, hai fatto pure male a perderci tempo e a farti scrupoli.
Ma vabbè...i patetici, retorici, sentimentali, vigliacchi, senzapalle, di questi problemi non se ne pongono.
E non me li pongo manco io, perchè sto veramente bene. Cioè : ahh... un po di freschezza piuttosto che puzza stantia di flaccida mancanza di intelligenza. Quanto tempo era che non mi sentivo cosi ? Tanto appunto.
Solo un pò di ipocondria che va e viene tende a rovinare i preziosi momenti che rasentano quasi la perfezione. Ma forse stavolta non è ipocondria, non infondata. Forse. O forse si, chi lo sa.
Mi sono detta che però è importante che rimanga vigile, che non mi faccia prendere dal panico, che è inutile pensare alle tragicità, perchè è cosi che poi tali diventano.
Ma il cd rimane, ed in fondo ti ringrazio per avermelo regalato. Grazie veramente.
Mi piacerebbe se ci fossero sempre reciprocamente mani tese per l'altro.

Il mio amico di casa mi manca. Quello che passava le sue ore con me, la persona che ascoltava i miei racconti, e che rideva con me di tutto. Ridere. Quanto mi ha fatto bene in tutto questo tempo, ridere e sorridere. Adesso è un po diverso da quel punto di vista. I pomeriggi per quanto inizino, timidamente, ad essere più luminosi e soleggiati, sono piu silenziosi, e a fatica li riempio con soddisfazione.E' come se rimanesse sempre un angolo freddo all'interno di ogni pomeriggio. A volte è tranquillo invece, e sono semplicemente serena, dicendomi che tutto è collocato giustamente per tutti e che non c'è un solo motivo per abbattersi. Ed è vero infatti. Va bene cosi, solo che a volte manca quel prolungamento, quella cuccia che era per me l'amico. La simpatia incondizionata.
Boh, vabè.
Si è soli prima di tutto. E va anche bene, basta abituarcisi e ricordarselo ogni tanto.
Non ho altro da dire per ora. Avevo solo bisogno di liberare un po di pensieri.

giovedì 19 febbraio 2009

Una dichiarazione d'amore


Una cosa scritta tanto tempo fa, ma che oggi tiro fuori.

Un modo per ripensare alla mia amica L., e a quell'estate, un modo anche per ricordarsi di molte altre cose che forse è meglio lasciare senza definizione. Definire talvolta, è infatti uno spreco.



Piede destro, piede sinistro.

Cammino su una linea che è la storia di qualcuno.

Forse è un burrone invisibile o forse è l’aria di un passato anche sotto i miei passi.

E’ come una bella signora ormai adulta. La sua bellezza è forse d’altri tempi, un po’ sfiorita; ma nel passarle davanti si sorride al fascino di quei suoi occhi saggi e ricchi di vita.

Una donna : un po’ triste, magari delusa.

E’ stata percossa, si. Però lei si è alzata in piedi e con gli occhi gonfi di lacrime si è messa la cipria, un bel rossetto rosso e ha spruzzato un’acqua di colonia un po’ acre, sul suo collo. Un collo sempre celato, naturalmente.

Si chiama Berlino, Die Stadt. Die Dame.

La più bella signora che io abbia mai incontrato.

lunedì 9 febbraio 2009

(rest) (in) (the) (nest)

HAVE A REST HERE'S A NEST LET CALM PLACING ON YOUR BREAST WHEN YOU'RE STRUGGLING FOR YOUR BEST AND THINK THERE'S NOTHING ELSE BUT MESS. HOLD ON TIGHT TO YOUR KNEES BE SMALL AND SELFISH LIKE A BEE ALWAYS TRY TO DARE THAT MORE AS THE WHALE DOES ON THE SHORE THEN STOP WORRYING AND DO YOUR STUFF 'CAUSE THE REST'S ALREADY ENOUGH.

sabato 7 febbraio 2009

COSA SIGNIFICA ABORTIRE.

Cosa significa abortire? Non per Ferrara, non per il Papa, non per i religiosi, cattolici, o di qualunque altra appartenenza. Ma cosa significa per le donne e le ragazze. Dunque, posso provarci. Abortire, scientificamente è un'interruzione di gravidanza, possibilmente entro il terzo mese di gestazione, decidendo consapevolmente di porre fine ad una possibile vita che non si è ancora completata ma che di certo è già iniziata. Come si può arrivare ad essere incinta, beh... questo penso sia per lo meno chiaro. Tuttavia opto per un ripasso (semplicemente perchè è meglio non dare mai le cose per scontato) : la gravidanza si contrae quando uno spermatozoo feconda l'ovulo, e questo presuppone naturalmente un rapporto sessuale. Non protetto. O seppure protetto da contraccettivi come profilattici, pillole, spirali, diaframmi, è un rapporto con una minima percentuale di rischio che la contraccezione non abbia funzionato e quindi l'implicazione è appunto la fecondazione del tutto imprevista e non pianificata. Nè dalla donna, nè dall'uomo. Ancora, una gravidanza può contrarsi quando una donna è stuprata. Aggiungere brutalmente mi sembra inutile, visto che uno stupro è una violenza carnale che viene eseguita contro la volontà della donna, e in quanto tale è un atto animale, barbaro e brutale. In quest'ultima circostanza naturalmente la donna si ritrova a dover affrontare molteplici problemi quali non solo la possibile gravidanza da parte di un barbaro ma anche il rischio terrificante di aver contratto gravi e mortali malattie veneree. In tutti i suddetti casi quindi, la donna si ritrova nella importante circostanza di avere un embrione che cresce dentro di se. Il suo ciclo mestruale si interrompe, la donna inizia ad avere nausee, vari sintomi di stanchezza e spossatezza, voglie, e il suo stesso corpo inizia un mutamento. Il seno cresce, le gambe diventano i certi casi più gonfie e uno spiacevole senso di appesantimento diventa quasi routine,per circa nove mesi. Momento in cui la donna, se ha deciso di portare a termine la gravidanza , dà alla luce un neonato che può essere riconosciuto come il suo figlio naturale. Se la donna decide di non portare a termina questo ciclo, deve ricorrere a dei metodi clinici e artificiali che prevedono l'interruzione del tutto. Ormai in molti casi, e in alcuni paesi europei è possibile abortire. Ma questo non significa che sia semplice, nè che la cosa sia capita e approvata. La donna elabora il pensiero dell'aborto principalmente per una ragione: per un senso di impreparazione che la coglie nel momento in cui è troppo giovane,o è inesperta, o è sola, e assolutamente e irrimediabilmente lontana anche solo dall'idea di poter avere un figlio di cui prendersi cura. Con tutto quello che ciò significa e quindi: soldi da spendere, energie sempre pronte da dedicare alle nottate in bianco, costanza nell'attenzione e nell'educazione che ad un figlio vanno date. Una donna, proprio per il suo istinto materno, decide per il destino del nascituro. Perchè mettere al mondo è un gesto d'egoismo, visto che il nascituro non ha mai chiesto nè di essere concepito nè di essere scaraventato in questo mondo miserabile. E allora altrettanto egoistico è decidere di non far mai nascere una persona. Si pensi solo per un attimo a donne che infischiandone, e alcoliste, tossicodipendenti, nonostante tutto partoriscono. Beh quelle donne hanno drammaticamente compromesso la vita dei loro figli, esseri umani che nasceranno con seri problemi mentali e fisici,e non me ne frega niente di quello che dice la scienza a proposito, di quali buone percentuali di recupero ci sono. Parlate con le famiglie che quei bambini li hanno adottati,e poi possiamo riparlarne.